Tra i ragazzi italiani (12-24 anni), c’è ancora bisogno di informazione: il 36% non ne ha mai sentito parlare. Ecco cosa è emerso da un’indagine del Censis sulle malattie sessualmente trasmesse
Il 36,4% dei giovani italiani di 12-24 anni non ha mai sentito parlare del Papillomavirus umano (Hpv). Una minoranza rispetto al restante 63,6% che dice di saperne qualcosa, ma che rimanda comunque alla necessità di fare uno sforzo in più sul piano dell’informazione. È uno dei dati che emerge dall’indagine “Conoscenza e prevenzione del Papillomavirus e delle patologie sessualmente trasmesse tra i giovani in Italia” realizzata dal Censis con il supporto di Sanofi Pasteur-Msd e distribuita da Msd Italia.
Tra le ragazze – spiega il Censis – la quota di chi dice di aver sentito parlare del virus sale all’83,5%, mentre tra i maschi si riduce al 45%. Rispetto alle modalità di trasmissione dell’Hpv, la gran parte cita i rapporti sessuali completi (82%), ma una quota inferiore sa che l’Hpv si può trasmettere anche attraverso rapporti sessuali non completi (58%). Per il 64,6% il preservativo è uno strumento sufficiente a prevenire la trasmissione del virus, ma solo il 18% è consapevole del fatto che non è possibile eliminare i rischi di contagio se si è sessualmente attivi. L’80,0% degli “informati” sa che si tratta di un virus responsabile di diversi tumori, soprattutto di quello al collo dell’utero; il 62,4% sa che si stratta di un virus che causa diverse patologie dell’apparato genitale, sia benigne che maligne ma che molto spesso rimane completamente asintomatico; il 37,1% sa invece che l’Hpv è responsabile di tumori che riguardano anche l’uomo, come quelli anogenitali. Infine, un terzo pensa che questo virus colpisca solo le donne e il 26,4% sa che si tratta di un virus responsabile dei condilomi genitali.
Estendendo lo sguardo alla totalità delle infezioni e malattie sessualmente trasmesse, soltanto il 6,2% non ne ha mai sentito parlare, ma il dato sale 18,7% nella fascia di età 12-14 anni. È l’Aids la patologia che viene citata più spesso (89,6%). Solo il 23,1% indica la sifilide, il 18,2% la candida. Con percentuali tra il 15% e il 13% vengono citate la gonorrea, le epatiti e l’herpes genitale. Tra le fonti di informazione, prevale l ruolo dei media (tv, riviste, internet), utilizzate dal 62,3%. Poi viene riconosciuto come significativo il contributo della scuola (53,8%), ma con differenze rilevanti tra le diverse aree geografiche del Paese: si passa da oltre il 60% al Nord al 46% al Centro e al 48% al Sud.
Più in generale, l’indagine esplora il rapporto tra giovanissimi e sessualità. L’età media al primo rapporto sessuale è di 16,4 anni. Sale a 17,1 quella del primo “rapporto completo”. Il 74,5% si protegge sempre per evitare infezioni e malattie a trasmissione sessuale. La distinzione tra contraccezione e prevenzione non è sempre chiara tra i giovani: il 70,7% usa il profilattico come strumento di prevenzione, ma il 17,6% dichiara di ricorrere alla pillola anticoncezionale, collocandola erroneamente tra gli strumenti di prevenzione piuttosto che tra i mezzi di contraccezione.