"Basti pensare che solo sei regioni riescono a superare la soglia di sicurezza (95%) e otto, invece, sono addirittura sotto il 93%", scrive il presidente nel suo editoriale per la newsletter dell'Istituto superiore di sanità
“I dati di copertura vaccinale del 2016, appena pubblicati dal Ministero della Salute, mettono in evidenza che poca strada è stata fatta per risalire la china delle coperture vaccinali in Italia”.
Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto superiore di sanità, esordisce così nel suo editoriale per la newsletter dell’Iss.
Ricciardi mostra preoccupazione per una soglia di vaccinazioni obbligatorie che si arrestano su una soglia di copertura che resta critica per la tutela della salute pubblica futura. “Basti pensare che solo sei regioni riescono a superare la soglia di sicurezza (95%) e otto, invece, sono addirittura sotto il 93% ma per tutte le altre restano differenze significative tra regione e regione che testimoniano ancora di più, se ce ne fosse bisogno, l’importanza di un indirizzo unico per tutto il Paese in materia di prevenzione primaria”, scrive Ricciardi.
Il Veneto, che già nel 2007 aveva sospeso l’obbligo vaccinale, creando un sistema di monitoraggio sulle vaccinazioni e promuovendo un’adesione consapevole non è riuscito, però, a impedire un livello insoddisfacente di copertura proprio sulle vaccinazioni obbligatorie, che è infatti inferiore di oltre un punto rispetto alla media nazionale.
“La copertura di vaccinazioni raccomandate come morbillo, parotite e rosolia è superiore di quasi due punti rispetto al resto d’Italia ma comunque inferiore al livello critico (95%), necessario per il raggiungimento dell’eliminazione del morbillo”.
Il Veneto, inoltre, sempre stando ai dati forniti da Ricciardi nel suo editoriale, risulta fra le poche regioni ad avere un recupero della copertura della vaccinazione esavalente inferiore al 5% a 36 mesi. Ciò significa che solo il 5% dei bambini non vaccinati secondo il calendario prestabilito si mette in pari con questa vaccinazione entro i tre anni. A differenza del resto d’Italia dove il recupero nella stessa fascia temporale avviene con percentuali intorno al 18%.