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    • 2023-06-22 00:00:00

    L’antibioticoresistenza si combatte anche sul territorio, uniformando le prescrizioni e riducendo l’out of pocket uso inappropriato antibiotici italia

    I motivi alla base delle resistenze batteriche in Italia

    I motivi che continuano ad alimentare il fenomeno dei batteri resistenti in Italia – causando un numero di decessi di poco superiore a quelli dovuti al tumore del polmone – ha provato a metterli nero su bianco la stessa Tacconelli. Il primo punto è ancora l’incompleta aderenza al lavaggio delle mani, ma anche ai protocolli per la gestione dei cateteri venosi e urinari, questi ultimi in particolare usati anche in maniera eccessiva. Ancora, passando alle prescrizioni di antibiotici, molte sono non necessarie o hanno un dosaggio o una durata errata. Per quanto riguarda i professionisti, mancano prima di tutto team dedicati alla prescrizione antibiotica in ogni ospedale, ma anche corsi dedicati obbligatori per la laurea in medicina e chirurgia e nelle specializzazioni. L’esperta segnala anche una profilassi chirurgica impropria per molecola e durata. Infine andrebbe ottimizzato il controllo sugli eventi educativi gestiti da case farmaceutiche e la carenza di dati di sorveglianza diffusi in tutte le Regioni.

    Il consumo sul territorio

    La buona notizia è che tutte le cause elencate possono essere corrette. Con iniziative a livello centrale, ma anche locale partendo dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta. Figure centrali per quanto riguarda la prescrizione di antibiotici considerando che secondo il rapporto Aifa Osmed 2021 sull’uso dei farmaci in Italia, la maggior parte di tali medicinali viene utilizzata a livello territoriale con 15 Ddd (dose definita giornaliera) ogni mille abitanti/giorno rispetto a circa una Ddd ogni mille in ospedale, con un gradiente di utilizzo che aumenta da Nord a Sud. Tra tutte le prescrizioni di antibiotici rimborsati dal Servizio sanitario nazionale (Ssn) inoltre, sempre secondo il rapporto Osmed 2021, il 90% avviene per mano di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta e il restante 10% nelle strutture sanitarie pubbliche. Sempre nel territorio l’Agenzia rileva che il 24% dell’uso degli antibiotici è inappropriato.

    Gli strumenti a disposizione dei professionisti

    Vanno proprio nella direzione di supportare i prescrittori di antibiotici i documenti prodotti dal gruppo Aifa Opera e presentati lo scorso gennaio. Strumenti che però secondo alcuni esperti necessiterebbero di alcune modifiche, già sottoposte all’ente regolatorio italiano ma non ancora recepite. Si tratta nello specifico del “manuale antibiotici AWaRe”, edizione italiana del volume pubblicato dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a dicembre 2022 e due pubblicazioni che contengono una selezione delle raccomandazioni globali dell’Oms, calibrate e adattate al contesto epidemiologico e alla disponibilità dei farmaci in Italia, per le dieci sindromi di più facile osservazione nell’adulto e nel bambino.  Nello specifico si tratta di un documento per l’uso ottimale degli antibiotici per infezioni causate da batteri Gram negativi resistenti agli antibiotici: una rivolta ai medici ospedalieri e l’altra ai medici sul territorio con focus sulle infezioni urinarie non complicate e complicate. Tutti documenti che saranno accessibili anche tramite un’app dedicata alla corretta prescrizione della terapia antibiotica. L’aspetto più interessante secondo Tacconelli è il metodo di lavoro utilizzato per la produzione di tali strumenti, che ne consente l’aggiornamento ogni qualvolta sia necessario.  Non meno importante è la praticità di tali schede, sia perché scritte in italiano, sia perché sintetizzano i concetti con infografiche di facile lettura e bollini che indicano dove le indicazioni sono state adattate al contesto italiano.

    Disomogeneità

    Sull’utilità dei documenti è d’accordo anche Giuseppe Di Mauro segretario nazionale alle attività scientifiche ed etiche della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), che ricorda come non sempre le Linee guida vengano seguite alla lettera in Italia, portando a una disomogeneità di prescrizione sul territorio, che spera possa essere ridotta proprio grazie all’uso di tali strumenti. “È stato fatto il primo passo quello della realizzazione – commenta Di Mauro – ma adesso inizia la parte più importante e difficile, cioè la loro diffusione. È importante farli arrivare sulle scrivanie di tutti i pediatri del territorio e organizzare incontri a livello delle aziende sanitarie locali per condividerne i contenuti. Un impegno a cui collaborerà anche la Fimp che può contare su oltre 5 mila iscritti rappresentando l’85% delle famiglie. Il risultato dell’implementazione di questi strumenti di lavoro lo vedremo però, probabilmente solo il prossimo anno”.

    L’out of pocket

    Resta infine il problema degli acquisti privati di antibiotici rilasciati senza prescrizione del medico con un forte rischio di inappropriatezza. Un fenomeno in crescita secondo il più recente Rapporto sull’uso degli antibiotici in Italia, prodotto sempre dall’Aifa, che nel 2021 ha raggiunto la quota del 26,3%: cioè più di un quarto dei consumi totali di antibiotici a livello territoriale. A preoccupare in particolare è il fatto che cinque dei dieci principi attivi maggiormente acquistati appartengono al gruppo Watch della classificazione AWaRe dell’Oms, cioè quelli raccomandati come prima scelta solo per i pazienti con manifestazioni ciniche più gravi o per infezioni in cui è più probabile che i patogeni siano resistenti agli antibiotici del gruppo Access, come le infezioni delle alte vie urinarie.

    La “vigile attesa”

    L’abuso di antibiotici è fenomeno sotto sorveglianza dall’Aifa e che secondo Di Mauro è causato principalmente “dall’ansia delle famiglie”, che spesso ricorrono all’uso dell’antibiotico troppo presto e senza motivo. “Nella stragrande maggioranza dei casi le infezioni respiratorie in età pediatrica sono di origine virale e non servono gli antibiotici” precisa l’esperto. “Non dico di essere restrettivi come la Norvegia, dove i pediatri prescrivono gli antibiotici molto difficilmente, ma l’ideale sarebbe parlare con le famiglie e spiegare che spesso la febbre è ‘un’alleata’ e l’infezione deve fare il suo corso nei primi giorni. Facciamo una ‘vigile attesa’ – conclude il pediatra – con un monitoraggio e un contatto continuo con il pediatra e aspettiamo le fatidiche 48-72 ore, lasso di tempo in cui generalmente otto episodi virali su dieci si risolvono. Ognuno deve fare la sua parte, dai medici sul territorio alle istituzioni, comprese le famiglie, perché ormai siamo arrivati a un punto che può essere pericoloso”.

    Tag: Aifa / antibioticoresistenza / antibioticoresistenza sinergia di azioni per contrastare il fenomeno / appropriatezza prescrittiva / fimg / Oms /