Ad affermarlo uno studio della scuola Altems sull’utilizzo delle formulazioni sottocutanee di rituximab e trastuzumab per il trattamento del linfoma non-Hodgkin e del carcinoma mammario. Costi sociali evitati per oltre 60 milioni di euro
La somministrazione richiede meno tempo (cinque minuti contro 90). La permanenza in ospedale è più breve, con benefici per l’organizzazione. La qualità di vita dei pazienti migliora e si riducono i costi per il sistema. Si possono riassumere così i vantaggi di alcune terapie contro i tumori somministrate per via sottocutanea anziché endovenosa. Ed è quanto emerge da uno studio condotto dall’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari (Altems) dell’Università Cattolica di Roma, realizzato con il sostegno di Roche e presentato oggi a Roma.
Lo studio
Altems ha realizzato un’analisi comparativa della somministrazione endovenosa e sottocutanea di due anticorpi monoclonali, rituximab e trastuzumab, rispettivamente nel trattamento del linfoma non-Hodgkin e del tumore al seno. Lo studio si basa sui dati di oltre 3mila questionari compilati dai pazienti e da oltre 60 centri ospedalieri italiani. Secondo i risultati, il ricorso a formulazioni sottocutanee di rituximab e trastuzumab riduce la durata della somministrazione a soli cinque minuti, taglia i tempi di attesa in ospedale del 34% e, più in generale, dimezza la durata della permanenza nel day-hospital. Un tempo risparmiato e “riconsegnato” alla vita quotidiana del paziente e dei suoi familiari.
Costi evitati
Dal punto di vista organizzativo ed economico, l’adozione di terapie “brevi” comporta – secondo lo studio Altems – più efficienza organizzativa e operativa nei day-hospital, con dimezzamento del tempo impiegato da infermieri e farmacisti, e risparmi che si traducono in oltre 60 milioni di euro di costi sociali evitati (31,5 milioni in oncoematologia e 31 milioni per il tumore del seno). “Il cambiamento delle vie di somministrazione dei due anticorpi monoclonali non modifica i livelli di efficacia e sicurezza già molto elevati in questi farmaci – commenta Americo Cicchetti, direttore di Altems – ma il passaggio dalla somministrazione endovena a quella sottocute rappresenta una vera e propria rivoluzione sotto il profilo organizzativo e riduce i costi dell’assistenza”.
Risorse ottimizzate
A sottolineare l’impatto positivo delle formulazioni sottocutanee sulla gestione dell’assistenza è anche Vito Antonio Delvino, direttore dell’Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” di Bari: “Quello che cambia in modo clamoroso è il tempo che impiegano gli operatori sanitari a preparare il farmaco prima e ad assistere il paziente poi. Una somministrazione sottocutanea che dura 5 minuti si traduce in 5 ore in meno di lavoro per infermieri, medici e farmacisti per ciascuno paziente, tempo che può essere dedicato all’ottimizzazione delle risorse”.
Cure e vita quotidiana
Risparmi, efficienza, ma anche benefici per la vita quotidiana del paziente e del suo caregiver: “Poter offrire alle pazienti una soluzione di cura che permette loro di conciliare il momento della cura con l’attività lavorativa e la routine quotidiana sia un valore clinico e sociale cui possiamo e dobbiamo tendere tutti”, commenta Alessandra Cassano, dirigente medico dell’Uoc di Oncologia Medica del Policlinico Gemelli di Roma, riferendosi alle pazienti con carcinoma mammario.