A dirlo è un rapporto dell'European center for disease control (Ecdc) e dell'Organizzazione mondiale della sanità. Ciò riguarda il 51% delle persone infette che quindi sono contagiose per anni senza saperlo. Servono diagnosi immediate
Aumentano i sieropositivi di Hiv in Europa.
Una notizia che allarma e che riguarda tutto il continente, fino ai confini russi. A dirlo è un rapporto dell’European center for disease control (Ecdc) e dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Colpa della diagnosi tardiva
Il problema alla base, secondo il rapporto, è la diagnosi tardiva della patologia. Ciò riguarda il 51% delle persone infette che quindi sono contagiose per anni senza saperlo.
Lo scorso anno sono stati registrati 160 mila nuovi casi a livello globale, di cui 29 mila nella sola Unione europea. “In media – afferma il direttore dell’Ecdc Andrea Ammon, passano tre anni tra l’infezione e la diagnosi, un tempo troppo lungo. Questo implica peggiori condizioni di salute per i pazienti e anche un aumento del rischio di trasmissione”. A confermare il problema della diagnosi tardiva è anche il dato secondo cui nel 68% dei casi passano tre mesi tra la diagnosi di sieropositività e quella di Aids, un segno che l’infezione è avvenuta anni prima.
Gli over 50
Per gli over 50, sottolinea il rapporto, il problema è ancora più grave, e la diagnosi tardiva avviene nel 65% dei casi. “Per raggiungere l’obiettivo di fermare l’Hiv – commenta il commissario Ue alla Salute Vytenis Andriukaitis, dobbiamo garantire la diagnosi precoce per tutti, raggiungendo i gruppi più a rischio e quelli più vulnerabili”.