
Malattie infiammatorie croniche intestinali: in Italia i farmaci biologici sono ancora poco utilizzati
Questo – arrotondato – è il dato che si può dedurre dai risultati di uno studio appena pubblicato sulla rivista Digestive and Liver Disease. I cui dati, seppur parziali, erano stati già anticipati nel 2021. “Ciò vuol dire che nel nostro Paese quasi il 30 per cento dei pazienti affetti dalla malattia di Crohn o dalla rettocolite ulcerosa non riceve le terapie più avanzate: nonostante presenti tutti i requisiti per essere trattato con i farmaci biologici”, afferma Alessandro Armuzzi, responsabile dell’unità operativa malattie infiammatorie croniche intestinali dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano) e coordinatore della ricerca.
L’indagine su oltre 26 mila pazienti italiani
Lo studio di tipo retrospettivo è stato condotto – oltre ad Armuzzi, hanno partecipato gli specialisti dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano (Flavio Caprioli), del Mauriziano di Torino (Marco Daperno) e del Sant’Orsola di Bologna (Fernando Rizzello) e della società di ricerche in ambito economico-sanitario Clicon Srl (Valentina Perrone, Diego Sangiorgi, Stefania Saragoni e Melania Dovizio) – raccogliendo le informazioni dai database di diverse aziende sanitarie locali. Per una copertura considerata pari all’11,3 per cento della popolazione italiana. Da qui i ricercatori hanno attinto i dati relativi a quasi 27 mila pazienti che avevano ricevuto una diagnosi di malattia di Crohn o di rettocolite ulcerosa tra il 2010 e il 2019: quelli demografici, ma pure quelli relativi alle terapie sostenute e ai ricoveri affrontati (poche invece le informazioni relative alla gravità delle malattie nei singoli pazienti). Uno spaccato relativo, ma ritenuto comunque attendibile per raggiungere l’obiettivo della ricerca: quantificare quanti siano i pazienti italiani candidabili al trattamento con i farmaci biologici e quanti quelli che realmente li assumono.
Quasi 3 pazienti su 10 non trattati in maniera adeguata (coi farmaci biologici)
Delle 26.781 persone identificate, è risultato in trattamento il 68,2 per cento di loro: ovvero poco più di 18 mila pazienti. Di questi, però, soltanto 3.125 (l’11,7 per cento) erano in terapia o lo erano stati con i farmaci biologici. Eppure, della restante parte, secondo gli esperti oltre 1 su 4 (più di 7.600 pazienti) risponde ai requisiti per essere curato con farmaci di questo tipo. Una stima che, proiettata sulla popolazione nazionale tenendo conto della prevalenza delle due malattie, ha portato a quantificare in oltre 67 mila i pazienti eleggibili per un trattamento con i farmaci biologici.
Cosa determina il loro utilizzo inferiore alle attese, che si traduce nella risposta inadeguata a un’esigenza medica con maggiori recidive e complicanze della malattia registrabili tra coloro che sono in cura (con scarso successo) soltanto con i corticosteroidi?
Secondo i ricercatori, le ragioni potrebbero essere diverse. E chiamerebbero in causa tanto i pazienti (spesso convinti dell’adeguata efficacia dei corticosteroidi, ritenuti più tollerabili) quanto i medici (prudenti per ragioni che riguardano la gestione degli effetti collaterali e la sostenibilità economica).
La storia dei farmaci biologici nel trattamento delle malattie infiammatorie croniche intestinali
Eppure i farmaci biologici rappresentano una certezza ormai consolidata nel trattamento delle malattie infiammatorie croniche intestinali, che tendono a essere diagnosticate soprattutto nella prima età adulta (di norma entro i 40 anni). Il loro avvento sulla scena risale a 25 anni fa, quando l’approvazione di infliximab aggiunse la prima alternativa terapeutica ai corticosteroidi (ancora oggi la prima linea di trattamento nei confronti della malattia di Crohn e della rettocolite ulcerosa). Oggi del ventaglio di questi farmaci fanno parte gli anticorpi monoclonali diretti contro il fattore anti-TNFα (infliximab, adalimumab, golimumab), contro le integrine (vedolizumab) e le interleuchine (ustekinumab).
Più alcuni inibitori delle Janus chinasi, autorizzati negli ultimi anni per indurre la remissione della rettocolite ulcerosa in forma moderata o grave refrattaria alle terapie convenzionali.
Quando utilizzare i farmaci biologici?
Sono considerati trattabili con i farmaci biologici quei pazienti che rispondono a una di queste cinque condizioni:
*Refrattarietà al trattamento con gli steroidi
*Dipendenza dagli steroidi
*Intolleranza alle terapie convenzionali
*Presenza di una malattia grave recidivante
*Presenza di una malattia attiva a prognosi infausta