Grazie a un potente microscopio un gruppo di ricercatori australiani ha scoperto che le infezioni resistenti da stafilococco aureo sviluppano una mutazione a varie cellule di distanza dai ribosomi, i complessi macromolecolari responsabili della sintesi proteica
È un “metodo di resistenza sorprendente e non ortodosso” quello che lo stafilococco aureo utilizza per raggirare l’effetto degli antibiotici di ultima linea. Ad affermarlo Matthew Belousoff del Biomedicine Discovery Institute della Monash University di Melbourne che con il suo team è riuscito a svelare il meccanismo attraverso un microscopio elettronico per documentare a livello molecolare i cambiamenti che avvengono nei batteri quando diventano resistenti agli antibiotici. In particolare i ricercatori hanno comparato sotto il microscopio elettronico le strutture cellulari di specie di stafilococco aureo resistenti e non resistenti, e hanno osservato che le infezioni resistenti sviluppano una mutazione a varie cellule di distanza dai ribosomi, i complessi macromolecolari responsabili della sintesi proteica. La mutazione causa un effetto a cascata sulla sistemazione strutturale della cellula e gradualmente corrompe l’area raggiunta dall’antibiotico. Nei casi di infezione da stafilococco, circa uno su cinque è resistente agli antibiotici, ricorda lo studioso. E l’infezione è comune nella popolazione: nella maggior parte dei casi è innocua, ma può essere letale su persone con sepsi. Quasi tutte le infezioni sono ormai diventate resistenti all’antibiotico più comunemente prescritto, la meticillina. Farmaci finora riservati come ultima linea di difesa, presto dovranno essere usati in prima istanza.
“Sappiamo che i batteri hanno una grande capacità di adattarsi ai cosiddetti stress ambientali, e nulla causa più stress quanto una forma di vita che cerca di ucciderli” scrive Belousoff. “Ovviamente si cerca di ucciderli con gli antibiotici ma si adattano rapidamente. Finora non sapevamo come, quale fosse il meccanismo”. Gli antibiotici attaccano le infezioni interferendo con il ribosoma batterico, la parte della cellula che produce proteine. E la cellula muore se non può più produrre proteine. “L’antibiotico funziona bloccando gli ingranaggi e la cellula non può più produrre proteine, ma i batteri resistenti trovano la maniera di oleare la macchina e di riavviarla”, spiega ancora. La scoperta riguarda solo il modo con cui lo stafilococco sconfigge il farmaco linezolid, ma la nuova tecnologia potrà essere adattata per formulare nuovi farmaci e a combattere altri batteri.