
Scompenso cardiaco, dal 2017 un nuovo farmaco per ridurre la mortalità
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Scompenso cardiaco, dal 2017 un nuovo farmaco per ridurre la mortalità
Con il 2017 sarà disponibile un nuovo farmaco a base di sacubitril e valsartan che ridurrebbe del 15% la mortalità della patologia. Il medicinale è un inibitore del recettore dell'angiotensina e della neprilisina e riduce la fibrosi miocardica
di Redazione Aboutpharma Online 9 dicembre 2016
“Nei prossimi mesi sarà disponibile un nuovo farmaco che ridurrà il rischio di mortalità di questi pazienti del 15%”. A fare il punto sulle persone affette da scompenso cardiaco è Ciro Inolfi, direttore del dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche dell’Università Magna Grecia di Catanzaro ad AdnKronos Salute.
“All’inizio del 2017 sarà disponibile un farmaco a base di sacubitril e valsartan, un inibitore del recettore dell’angiotensina e della neprilisina. Una novità assoluta – sottolinea Inolfi – già passata
al vaglio di un grande studio condotto su migliaia di pazienti, lo studio Paradigm, che ne ha sancito sia la sicurezza che l’efficacia”. Il medicinale “può essere prescritto a meno che non si sia in presenza di ipotensione o di iperpotassiemia. Rispetto ai farmaci tradizionali – continua – provoca l’aumento dei livelli di Anp (Peptide natriuretico atriale) con l’effetto benefico di far perdere acqua e sodio e di ridurre la fibrosi miocardica”.
La patologia colpisce oltre un milione di italiani l’anno, ovvero l’1,5% della popolazione. Percentuale che sale al 6-10% dopo i 65 anni. Lo scompenso cardiaco rappresenta una delle prime causa di morte in Italia e spiega l’esperto, è responsabile di oltre centonovantamila ricoveri l’anno. È la seconda causa di ricovero dopo il parto naturale e la prima tra gli over 65. Sempre secondo i dati forniti dal cardiologo, la spesa totale per la patologia in Italia “ammonta a tre miliardi di euro l’anno circa (il 2% della spesa sanitaria complessiva). Mentre la spesa media per la gestione di un paziente è di quasi dodicimila euro l’anno (l’85% della spesa è rappresentata dai costi di ricovero)”. Nel mondo, invece, per lo scompenso cardiaco si spendono ogni anno cento miliardi di euro. Cifra destinata a raddoppiare entro il 2030.